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Varanasi 2024 – giorno 7

Questa mattina uscendo dalla stanza ho visto rientrare Karina, la cagnolino dell’ashram, zoppicante. Guardandola meglio mi sono accorta che sanguinava da un fianco. Stavo per scendere, ma alcuni dei ragazzi se ne sono accorti e si sono mobilitati per aiutarla. Sono andata alla pratica un po’ preoccupata e alla fine sono andata a vedere se fosse tutto a sposto, ma sembravano tutti un po’ spaesati così siamo scesi per aiutare. La ferita era molto ampia e aveva mossi in diverse parti del corpo. Era stata aggredita da tre cani appena fuori dall’ashram, così gli abbiamo consigliato di chiamare un veterinario, che per le spese ci avremmo pensato noi. 

Ajeet ha chiamato subito il veterinario e hanno usato l’ambulanza dell’ospedale per portarla via. Non ho mai visto il guru così in sbattimento, non sapeva cosa fare. Mi ha fatto tenerezza. L’abbiamo sempre visto tutto serio, non ci era neanche particolarmente simpatico perché faceva troppo il guru e non sembrava esserlo (stavamo già tifando per il guru dell’altra sponda) e invece oggi anche lui ha tirato fuori la sua parte più tenera: uno ha un debole per le piante, l’altro per gli animali. Dopo aver sistemato la questione cagnolina (a proposito, l’hanno medicata e riportata indietro. Ora dorme nella stanza dei ragazzi dell’ashram che a turno continuano ad andare a vedere come sta e deportano i biscottini, l’acqua, le fanno le coccole) siamo andati a visitare l’ospedale oculistico creato dalla fondazione. Qui vengono visitate, eventualmente operate, le persone che non possono permettersi altre cure. L’anno scorso, quando lo avevamo visitato, l’ospedale era deserto, oggi ci sono parecchie persone che aspettano di essere visitate. Dopo la visita all’ospedale andiamo a vedere l’Anjali School, la scuola della fondazione, per bambini che non possono permettersi di frequentare le altre scuole. Qui vengono forniti di tutto: divise, materiale scolastico e cibo. Arrivano alle 7.30 e vanno via a mezzogiorno dopo aver mangiato quello che per molti è l’unico pasto sano della giornata. Il più piccolo ha 2 anni e mezzo. Praticamente tutti gli insegnanti, o quasi, insegnano nella scuola gratuitamente. L’insegnante di Educazione fisica è il campione indiano di Karate che parteciperà ai prossimi mondiali a Dubai, per esempio. Mentre la direttrice della scuola ci spiega come funziona mi cade l’occhio sull’orario appeso al muro e vedo che i ragazzi studiano anche sanscrito. Le chiedo se sia una prerogativa di quella scuola, visto che è legata alla fondazione, e mi risponde che no, in realtà in India il sanscrito è una materia obbligatoria che si fa dalla prima alla quinta elementare, in particolare per il mantra chanting. Mi fa effetto vedere sull’orario sanscrito scritto di fianco a informatica. La visita è emozionante, ogni classe ha preparato dei canti in sanscrito per noi. Alcuni bambini sono timidi e faticano persino a dire il loro nome, altri sono gasatissimi e scalpitano aspettando il loro turno. Emotivamente è stata un mattina intensa e impegnativa. Sono stata sull’orlo di mettermi a piangere in mezzo a tutti diverse volte. Qui dove ti giri rischi di farlo. Per le cose tristi o per quelle così belle da farti commuovere. Non so come spiegare, ma trovare in un posto dove è difficile mettere insieme un giorno con l’altro, tanto amore e disponibilità per l’altro, di qualsiasi forma sia, è commovente. Non mi viene altra definizione.

Il pomeriggio non sto neanche a raccontarlo, siamo andati al mercato delle spezie, dopo aver fatto 1 ora di tuk tuk, sotto il sole cocente del primo pomeriggio. Il ritorno in particolare è stato boh, non trovo il modo di descrivere lo stato di confusione e baraonda delle strade sotto quel calore, quella polvere, quel continuo suono di clacson e rumore di macchine. 

A fine pomeriggio è arrivata Giulia, una donna che abita qui da credo vent’anni e che studia sanscrito all’università, o meglio, adesso sta facendo addirittura un dottorato. L’abbiamo conosciuta il giorno del nostro arrivo e mi è piaciuta subito. Sudanshu le ha chiesto di tenere una lezione di filosofia, ma dopo aver parlato un po’ con lei le ho chiesto di tenere anche 1 ora di introduzione al sanscrito. Che bella lezione! È letteralmente volata e mi ha fatto venire voglia di riprendere lo studio.

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